Internet of Things
Internet of Things
Una rete di oggetti interconnessi.
Domenico Laforenza, associato emerito del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, ci spiega cos’è l’Internet of Things e quali sono i vantaggi e le controversie che caratterizzano il suo utilizzo.
Cosa significa “Internet of Things”?
IoT, acronimo di Internet of Things, nasce dall’idea di portare nel mondo digitale gli oggetti della nostra quotidianità. Non si tratta solo di computer, smartphone e tablet, ma soprattutto di oggetti comuni che troviamo all’interno delle nostre case, nei luoghi di lavoro e nelle città. Dalla lavatrice al frigorifero intelligente, da Alexa ai robot giocattolo, sono tutti elementi che appartengono al grande insieme dell’Internet delle cose.
Come nasce l’Internet of Things?
Il concetto di IoT fu coniato nel 1999 dal ricercatore britannico Kevin Ashton per indicare la possibilità di collegare Internet a qualunque oggetto o dispositivo dotato di sensori. Ashton definì le quattro caratteristiche fondamentali di un oggetto: capacità di percezione, di calcolo, di comunicazione e di attuazione. Lo smartphone, ad esempio, è la “cosa” che le contiene tutte, grazie alla fotocamera, al colore del fotogramma, al GPS, ai messaggi che può inviare.
Quali sono i vantaggi dell’IoT?
Gli studi sull’IoT sono volti a migliorare la qualità della vita delle persone e delle imprese. Sono infatti svariati gli aspetti che possono essere regolati da sistemi intelligenti, perciò molti settori e discipline possono trarre vantaggio dai progressi dell’IoT e dall’elaborazione dei dati raccolti dalle diverse piattaforme. Tra questi la sicurezza, dove il sistema di allarme può essere utilizzato attraverso il nostro smartphone. I trasporti, tramite applicazioni che permettono sistemi di spostamento efficienti. Ma anche lo smaltimento dei rifiuti, l’inclusione sociale, le auto connesse con sistemi intelligenti, l’agricoltura intelligente sono solo alcuni degli ambiti abbracciati dall’Internet of Things.
Quali sono le controversie legate alla privacy?
È importante capire dove si colloca la nostra esperienza rispetto all’IoT nell’ottica di mantenere una consapevolezza e un controllo costanti sulla movimentazione delle informazioni che ci riguardano. Siamo infatti immersi in questo ecosistema e i dati che vengono raccolti viaggiano nella rete fino ad essere memorizzati all’interno di sistemi cloud. L’IoT è quindi strettamente connesso al tema della privacy: per poter funzionare, i dispositivi devono infatti raccogliere una quantità rilevante di dati che possono essere anche sensibili. La connessione perenne tra oggetti genera interrogativi sul trattamento di dati personali e sulla tutela dei diritti e delle libertà civili. Per raccogliere informazioni utili sui consumatori, è accaduto che aziende produttrici di oggetti smart abbiano violato la privacy dei cittadini. Uno dei casi più eclatanti ha riguardato l’Internet of Toys, dove un’impresa produttrice, per migliorare le prestazioni di alcuni giocattoli, ha utilizzato le registrazioni di conversazioni di un nucleo familiare che li aveva acquistati. Una simile controversia si è verificata con le smart tv, dove i dati sono facilmente accessibili, anche da parte di hacker, e sono soggetti ad essere utilizzati ai fini di strategie di marketing non autorizzate dall’utente.
Le soluzioni dell’Unione Europea.
In seguito ad un’indagine a tappeto volta a verificare il rispetto della privacy nei vari ambiti di applicazione, tra cui l’Internet delle cose, è stata varata una legge fondamentale che coinvolge i Paesi dell’UE: il General Data Protection Regulation. Questo regolamento, risalente al maggio del 2018, è composto da 100 articoli che mirano a garantire il corretto utilizzo dei dati, anche in ambito IoT. Nel 2019, in Europa è entrato in vigore anche il “Cybersecurity Act”. Si tratta di un regolamento che assegna all’ENISA (Agenzia comunitaria per la sicurezza informatica) maggiori responsabilità e risorse per proteggere gli utenti dagli attacchi informatici, anche grazie ad una certificazione per gli oggetti connessi. Infine, molto importante è stato il rilascio dello standard per la sicurezza informatica da applicare al mercato IoT da parte del comitato tecnico per la cybersecurity (ETSI). Attraverso un insieme di 13 regole, questo standard garantisce la sicurezza nei dispositivi connessi, da una parte rendendoli conformi al GDPR e dall’altra segnalando linee guida per certificazioni future nel settore. Si tratta di azioni di fondamentale importanza per la nostra vita presente e futura, in quanto lo sviluppo dell’IoT, sia in ambito consumer che tra le organizzazioni, è strettamente legato alla fiducia in materia di sicurezza e trasparenza nell’utilizzo dei dati e informazioni chiare.