Webinar Giacomo Iadarola – Le Cripto Valute

Giacomo Iadarola – Le cripto valute

Giacomo Iadarola, ricercatore del gruppo Trust, Security and Privacy dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, in questo webinar fa una breve introduzione sul mondo delle criptovalute e, nello specifico, sui bitcoin. Queste “monete virtuali” negli ultimi anni hanno avuto molto risalto, soprattutto dai media, a causa del loro repentino aumento di valore sul mercato e sono, quindi, cresciute velocemente fino a superare le 1500. Il nome stesso “criptovaluta” lascia intendere una doppia natura: informatica, legata alla crittografia, e finanziaria, intrinseca nel termine valuta. Giacomo Iadarola si concentra sugli aspetti informatici legati a questo tema dalla crittografia e alla tecnologia blockchain.

Perché hanno avuto successo?

Nonostante non rappresentino il primo esemplare di valuta di Internet, i bitcoin sono sicuramente quelli che hanno avuto maggiore successo. Negli anni Novanta, infatti, era già stato proposto l’E-cash, senza intermediari, basato su protocolli crittografici, ma non ha avuto successo. Nel 2008, invece, con l’avvento dei bitcoin, l’importanza di queste valute è andata via via aumentando. Le motivazioni, anche ideologiche, che hanno permesso ai bitcoin di resistere sul mercato sono molteplici: in primis la decentralizzazione, infatti, questa valuta è svincolata da ogni ente centrale che ne possa gestire la creazione e le transazioni. È, quindi, priva di un ente governativo o bancario che la controlli. Inoltre, è fondamentale l’anonimità, che nasconde l’identità di chi la possiede. È da considerare anche il fatto che sia una moneta peer-to-peer, che colleghi direttamente i due intermediari coinvolti nello scambio e il fatto che ha introdotto un nuovo tipo di tecnologia. Infine, la sua unicità a livello globale rende questa valuta spendibile in tutto il mondo con le stesse regolamentazioni, superando i confini statali e governativi.

Cosa accomuna tutte le criptovalute presenti sul mercato?

Sul mercato vi sono moltissime criptovalute, ognuna con caratteristiche e peculiarità diverse, ma tutte accomunate da tre elementi costitutivi: il protocollo, che definisce le regole di scambio, il registro, che può essere considerato come il “libro mastro” delle transazioni, dove vengono registrati tutti gli spostamenti di denaro e, infine, la rete, ossia tutti i nodi e tutte le entità che collaborano, scambiano e creano criptovalute.

Il processo di creazione dei bitcoin.

Il bitcoin è, ad oggi, la criptovaluta più famosa, sia per la sua storia che per il suo alto valore di mercato. Il processo di creazione di un Bitcoin prevede 4 step principali: il primo è quello della transazione vera e propria, ossia il momento in cui due entità si mettono d’accordo per uno scambio di denaro. Una volta definita la transazione, questa viene inserita in una lista di transazioni in attesa di essere ufficializzate. Le transazioni in attesa vengono raccolte in blocchi dai cosiddetti “miners”, che cercano di inserire ogni blocco nella catena già esistente di blocchi precedentemente inseriti (appunto, la blockchain, che vuol dire letteralmente “catena di blocchi”). L’ufficializzazione si ha solo quando la transazione viene inserita nella catena e quindi registrata nel libro mastro. Una volta inserito il nuovo blocco di transazioni nella blockchain, tutte le transazioni in essa presenti divengono quindi ufficiali e definitive. Ciascun blocco contiene delle informazioni legate al blocco che lo precede e pertanto non può essere modificato nè spostato. Per capire meglio il funzionamento di questo processo si deve introdurre ilconcetto matematico dell’”hash function”, funzione matematica che produce una sequenza di bit, detta “digest”, strettamente correlata con i dati in ingresso, facile da calcolare ma molto difficile da invertire: si può, quindi, facilmente trovare l’output corrispondente a un input ma non viceversa.

Il consenso dei miner.

Un altro concetto importante nel processo di creazione e trasferimento dei bitcoin è quello del consenso, indispensabile per validare le transazioni: se in uno scambio di denaro normale la banca è l’ente che certifica la transazione, con le criptovalute, essendo decentralizzate, questo non è possibile. L’ente centrale non esiste e quindi il sistema procede per votazione. I miner, che sono le singole entità pagate per abitare e gestire questo network, votano e scelgono quale transazione è considerata valida e quale no, secondo regole prestabilite. È difficile, però, definire ”la maggioranza” in un network aperto, dove chiunque può partecipare e potenzialmente può farlo più volte, aumentando il valore del proprio voto. La soluzione proposta da bitcoin è quella di valutare la maggiore potenza computazionale messa a disposizione e pesare la decisione in base a questo parametro. Questa misura avviene attraverso la cosiddetta “proof-of-work”, con cui si dimostra il lavoro dei miner all’interno della rete, proprio attraverso la disponibilità di potenza di calcolo e quindi di capacità di svolgere le operazioni. Ciascun miner deve risolvere un problema matematico complesso, mettendo a disposizione grandi risorse computazionali. Maggiori sono le risorse e l’efficienza nel risolvere il problema e maggiore è la possibilità che il miner possa “decidere” che una transazione diventi ufficiale, inserendola nella blockchain. I miner, in cambio di questo sforzo, guadagnano per ogni inserimento che compiono di un nuovo blocco all’interno della blockchain, creando nuovi bitcoin per se stessi. La creazione di una nuova valuta avviene proprio in questo processo, nella transazione di denaro dal sistema al miner che è riuscito a risolvere il problema matematico e a inserire la transazione nella blockchain.

I problemi di bitcoin.

Questo processo ha ancora molte problematiche aperte e, di fatto, è una tecnologia primordiale. A partire dal 2008, anno di nascita di bitcoin, e ancor più dal 2014 quando il suo valore ha iniziato ad aumentare, sono nate sempre più criptovalute alla ricerca di un miglioramento continuo, cogliendo le buone prassi e aggiustando i difetti della valuta precedente. Tra le problematiche principali delle nuove valute, la lentezza è quella su cui si è lavorato di più. Per esempio, l’inserimento di una transazione nel sistema dei bitcoin richiede circa 10 minuti, un tempo infinito se si pensa al numero e alla velocità delle transazioni con le carte di credito. Ethereum, una tra le principali valute alternative a bitcoin, ad esempio, ha aumentato il numero di blocchi generati in 10 minuti, diminuendo così le tempistiche delle transazioni. Inoltre, bisogna considerare il linguaggio per definire tali transazioni: nei bitcoin è molto semplice e consente di fare solo le operazioni basilari, in altre criptovalute il linguaggio si è arricchito consentendo di gestire più operazioni e situazioni. Infine, bisogna considerare il problema energetico: la “proof-of-work”, implica un ingente uso di hardware, server e computer, in esecuzione continua, per risolvere i problemi matematici di validazione della blockchain.

Le nuove criptovalute.

Le nuove criptovalute, nonostante siano diversissime tra loro, hanno tutte dei tratti e delle caratteristiche in comune: – la decentralizzazione, per garantire la sicurezza informatica e la resilienza del sistema stesso; – La tracciabilità dei trasferimenti, che, però, mantiene l’anonimato – La disintermediazione – L’assenza di un ente centrale che gestisce la generazione e la distribuzione di nuova valuta; – La verificabilità delle transazioni – L’immutabilità dei blocchi che non possono in alcun modo essere modificati una volta creati e definiti la programmabilità dei linguaggi utilizzati nella blockchain per connettere direttamente gli utenti.

Problematiche e conclusioni per gli sviluppi futuri.

Le problematiche emerse in questi primi 15 anni sono molte ma qualcuna di esse può allo stesso tempo costituire un vantaggio come, ad esempio, accade per la decentralizzazione. Il fatto che non ci sia un regolatore centrale ha i suoi benefici da un punto di vista tecnico e di resilienza del sistema, ma crea anche molti problemi nel momento in cui la criptovaluta non può essere controllata. Anche i protocolli della blockchain potrebbero avere delle vulnerabilità che potrebbero essere facilmente sfruttate dai malintenzionati per guadagnarci sopra. Giacomo Iadarola ci consiglia quindi di guardare a queste nuove tecnologie come ad uno stato embrionale e sperimentale. Ma con ottimismo, perché le possibili applicazioni sono molteplici, se non infinite: da semplici registri distribuiti di certificati, alla gestione certificata delle filiere alimentari, a social network distribuiti non controllati da un’entità centrale. Non sappiamo ancora quanto questa tecnologia sarà sviluppata e migliorata in futuro ma bisogna tenerla d’occhio, perché in ogni caso avrà un impatto sulla nostra vita. È bene, dunque, arrivare preparati, informandosi il più possibile. Webinar Vera Gheno – La Comunicazione nei Social Media; in allegato trovi l’immagine da inserire in evidenza.